Anche se abbiamo scomodato i greci classici accennando, nel nostro titolo, a quel vaso di Pandora, che, secondo la mitologia, conteneva tante brutte sorprese, che il Re di tutti gli dei, Zeus, proibì a chi l’aveva donato – ovvero allo stesso Pandora – di aprirlo perché conteneva tutti i mali che avrebbero invaso il mondo. Ciononostante, abbiamo voluto tatuare la bell’impresa compiuta dalla Do.Ri.Al del presidente Gabriele Guadagnini, scoperchiando noi lo scrigno, il vaso, del club nato nel 2007 con il solo scopo di fare settore giovanile, e che, dopo il debutto in Terza categoria nel 2015, ha raggiunto la vetta della Prima categoria proprio all’ultima di campionato, andando a maramaldeggiare – 0 a 5 – in casa del suo più acerrimo sparring partner, ossia il prestigioso SommaCustoza del leccese trainer Antonio “Conte” Sperani.
Il diesse Sergio Tubini, classe 1970, aveva provato una gioia così indicibile, così immensa già quand’era alla guida dell’Alpo Club ’98, altro sodalizio ambizioso, che ha chiesto allo stesso dirigente di accompagnare le sorti dei pluristellati bianco-rosso-blù (rosso-neri invece quelli dell’altra sponda di Alpo). “Non esistono differenze” tiene a precisare il diesse “tra il Club ’98 (lo chiama al cellulare proprio così!) e la Do.Ri.Al: siamo due membra di uno stesso corpo, due braccia, due mani di uno stesso individuo. Infatti, per la prossima stagione abbiamo intenzione – desiderio che la Figc ci ha esaudito – di chiedere alla Federazione di Marghera di non metterci nello stesso girone, perché non esiste rivalità, ma ammirazione tra i due club. Tanto siamo convinti che daremo vita a numerosi derby, fossimo messi un un girone o nell’altro. Non vogliamo scontrarci tra le due fazioni, anche perché facciamo entrambi parte della stessa famiglia, della stessa società”.
Di chi il miglior gioco e qual è la squadra più forte del vostro giirone “B”? “Non per essere di parte, ma come qualità di gioco e struttura di squadra vista all’opera in campo, noi della Do.Ri.Al siamo stati secondo me la migliore. Ma, ho visto bene anche il Pizzoletta e il SommaCustoza di un bomber – Nicolò Bolla – che ha dato mostra del suo grande fair play, chiamando a sè tutti i suoi compagni che lo stavano acclamando per il suo addio al calcio e invitandoli ad applaudire la vincitrice sia della partita che del Torneo. Un gesto che ha toccato tutti, vincitori e vinti, e che fa bene al nostro calcio perché riconoscere i meriti dell’avversario è una mosca bianca nel calcio dilettantistico e non solo”.
Scopriamo, allora, il vaso trionfante di Pan…Do.Ri.Al. “Siamo un mix di giovani e di giocatori esperti, guidati da un eccezionale “panzer” come Bruno Pascarella, napoletano verace, e in parte composto da una “colonia” di ex atleti dell’A.C. Cadidavid (a partire dalle “vecchie bandiere” bianco-blu, il centrocampista classe 1987 Riccardo Gianelli, il difensore classe 1990 Nicolò Dolci, il 1996 Gianmarco Danese e Maxim Vauvert), i quali, grazie alla loro esperienza e pronta capacità di adattamento, hanno favorito la crescita di tutto il collettivo a disposizione del nostro bravo mister Isacco Marostica”. “Poi” sempre Tubini “in porta, la sorpresa non solo dal punto di vista tecnico, ma anche come persona è stato l’ex Pizzoletta, “Ciccio” Francesco Russo, classe 1994. Tra le curiosità, meglio chiamarle forse peculiarità di questo meraviglioso gruppo, cito l’unico larizzano doc, il capitano Luca Pazzocco, classe 1998″.
Come premio per la fantastica promozione (trionfo nel girone “B” di Seconda categoria con 60 punti, frutto di 18 vittorie, 6 pareggi 2 sole sconfitte)? “So che i giocatori trascorreranno un week-end al mare a fine giugno e faranno una gita in montagna (questo il premio societario), sia grazie ai soldi della loro cassa sia a qualche contributo del presidente e di noi dirigenti”. Un plauso va tributato anche all’altro diesse della Do.Ri.Al e “memoria storica” dell’Alpo Club ’98, Davide Benedetti, classe 1962: “Quando ha avuto l’idea di fondare un altro sodalizio, dopo aver fondato e portato in Prima categoria l’Alpo Club ’98, c’era qualcuno che gli dava del matto. Ma lui, da buon vincente qual è (ha vinto 6-7 titoli, tra l’uno e l’altro club), grazie al suo fiuto, che gli suggeriva di non fermarsi davanti a chi lo sconsigliava di proseguire, a deciso di andare avanti per la propria strada”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it