Vittorio Malingri è figlio di Franco (navigatore e progettista) e nipote di Doi (apripista della vela oceanica italiana). Vittorio è nato a Milano il 19-05-1961 ed è uno dei più noti navigatori italiani. Naviga in Mediterraneo e Oceano da quando ha 5 anni. A 16 anni il primo giro del mondo con la barca di famiglia. Negli Anni 80 organizza a Cuba il primo day charter dell’isola, poi in attività alle Bahamas.
Progettista e costruttore della serie dei Moana e altre barche. Nel 1991 disegna e realizza “Moana60”, primo 60′ Open italiano, con cui nel 1992 corre la Europe 1 Star e il Vendée Globe, il giro del mondo in solitario senza scalo. La rottura del timone lo ferma, vicino a Capo Horn, mentre si appresta a prendere il 4° posto. Nel 1995 vince e detta il record per monoscafi alla Roma x 2, nel 1996 è terzo di classe all’Europe1 Star, è 3° pure alla Québec-Saint Malo 1996. Nel 1997, stabilisce il record multiscafi alla Roma x2, poi si aggiudica la vittoria assoluta alla Corsica x2. Vittoria che Manzoli-Malingri ripetono nel 1998, stabilendo anche il record della regata. Nel 1999 è di nuovo primo alla Corsica x2.
Dal 2001 è equipaggio del trimarano di Giovanni Soldini. Nel 2001 partecipa ai Grand Prix e al trasferimento dell’imbarcazione dal Brasile all’Italia. In doppio con Soldini, sempre a bordo di TIM, vince l’edizione 2002 della Roma x 2. Nel 2003 è con Soldini alla partenza della Transat Jacques Vabre ma, dopo un’ottima partenza e tre giorni in prima posizione, i due navigatori sono costretti al ritiro da una avaria allo scafo. Nel 2005 Vittorio Malingri è di nuovo su TIM Progetto Italia per un’altra Jaques Vabre che si conclude con un clamoroso ribaltamento, ampiamente descritto dai media,
proprio quando Vittorio e Giovanni si avviano a riprendere il comando della corsa. Nel 2008 stabilisce in classe F20 il tempo di riferimento in solitario, tutt’ora imbattuto, sulla rotta Dakar Guadalupa. Nel 2016, in coppia con il Figlio Nico porta in Italia il record internazionale F20 in doppio Marsiglia Cartagine. Nel 2017,sempre con Nico, riporta in Italia il record internazionale F20 in doppio Dakar Guadelupe.
Qual è stato lo spettacolo della natura – a livello di flora e fauna – che più l’ha commosso? L’alba e il tramonto mozzafiato, i più fantastici prodigi che ha ammirato? “Una vita in mare, e nella natura in generale, porta a vivere migliaia di momenti così. E’ normale che mi chiedano sempre quale è il più intenso ma il più intenso non c’è. Sono tanti e tutti assieme sono uno dei motovi principali che spingono a vivere nella natura. Ricorderò sempre due delfini artici che sono sbucati da un onda verticale, come la tigre che esce dall’anello di fuoco, a pochi metri di fianco a me saltando giù dal frangente di un onda di 10 metri. Eravamo nel profondo sud del mondo, soli”.
Quand’è che si è trovato veramente in pericolo, ha fatto i conti con la morte? “Putroppo tante volte. A volte ho la netta sensazione di esserlo a volte no, e sono le più pericolose. Ad esempio uno va in moto tranquillo perchè la guida da ragazzo. Beh si sbaglia, proprio per le stesse ragioni dovrebbe stare bello in paranoia; l’abitudine al pericolo è la cosa più pericolosa. Durante il giro del mondo in solitario senza scalo, il Vendee del 1992/93, sono caduto in mare non essendo legato con la cintura di sicurezza. Sono romasto attaccato con la mano sinistra ad una corda a qualche metro di fianco alla barca che intanto navigava veloce. Per fortuna in pochi secondi l’acqua mi ha spinto sottobordo e, alla prima rollata quando il ponte si è avvicinato all’acqua, mi sono appeso e risalito sul ponte. Ho avuto fortuna e non ne parlo volentieri”.
Desiderio di esplorare il mondo, passione, coraggio, voglia di libertà; cos’altro l’ha spinta a diventare un famoso ed apprezzato navigatore solitario? “A casa mia avevano iniziato mio padre e mio zio. Diciamo che abbiamo iniziato assieme ma io avevo 4 o 5 anni. Ho avuto quindi l’opportunità di navigare molto. Ancora prima da bambino e ragazzo ho letto moltissimi autori di libri di avventura e di viaggi, i soliti: Salgari, Conrad, Dumas, e tanti altri. racconti di pirati, corsari, esplorazioni ed i libri scritti dai grandi navigatori del passato. Tra l’esempio a casa e quello che leggevo gradualmente ho capito, fino da molto piccolo, che la vita che volevo fare io era quella. A 12 anni avevo deciso che la mia vita sarebbe stata questa qui”.
Nella vita di tutti i giorni di che cosa non riesce proprio a fare a meno? “Sono tranquillo, mi sono tolto dalla civiltà. Vivo nella natura selvatica fuori da vie di comunicazione e senza vicini. Per me guardare fuori dalla finestra è sempre un bel regalo. Non ho dovuto emigrare chissa dove ne diventare milionario. Stiamo parlando del nostro paese e di costi ben al di sotto di un appartamento con i muri figli nelle case popolari di una qualsiasi città italiana”.
Cos’è che le dà più fastidio, in generale, nei rapporti umani? “Tutto, nel senso di come sono diventati adesso: Pochi dicono la verità, nessuno ha il coraggio di dire le cose in faccia alla gente, specialmente quelle brutte, c’e un mare di bugie. Faccio fatica a confrontarmi con i cittadini e invece mi capisco al volo con contadini, valligiani, indios, operai e gente ignorante in generale. Sono meno ipocriti, meno buonisti, vivono la vita vera e non artificiale, non hanno perso contatto con le cose fatte con le mani. La vita semplice, i sacrifici, sono mediamente più contenti e dicono tante parolacce”.
Durante le sue interminabili traversate, immaginiamo che tra i vari sentimenti avrà sicuramente provato anche la nostalgia (dal greco: dolore del ricordo, mancanza dei propri luoghi, dei propri cari familiari, degli amici)… Per non parlare della solitudine; che quando non è imposta è necessaria o è un grande traguardo, ben tutt’altro da quando ci è imposta dai fatti, dalle circostanze della vita… “Prima no, poi con i figli si. Io sono un cittadino del mondo e vuol dire che sono a casa mia ovunque. La barca è una casa, hai le tue cose, ti cucini il tuo cibo come sei abituato, solo che il panorama dalle finestre cambia spesso. I figli invece cambiano tutto. Io ho con loro un rapporto che la maggior parte dei totalmente rincoglioniti pedagoghi del giorno d’oggi definirebbero alla corte di Ginevra. Nel senso che ha casa mia ci siamo abituati a non stressarci a vicenda con le chiamate giornaliere o settimanali per sapere cose inutili, nel senso che li faccio lavorare anche da piccoli, nel senso che vengono sballotatti di qua e di la, nel senso che non mi hanno visto sempre e io non li ho visti sempre, in compenso hanno visto cose ben più interessanti di me. E’ l’unica solitudine che ho provato. Agli altri voglio bene ma non mi mancano”.
Qual è stato l’incontro più insolito che le è capitato di fare (delfini, squali, imbarcazioni in difficoltà, altro)? “Sempre le persone, più che strane inaspettate. La gente in mezzo ai deserti e in mezzo al mare. Una volta, un natale, ho incontrato due che andavano in America a remi. Eravamo in mezzo al oceano Atlantico. Un altra volta un polinesiano con un motoscafino e due motori fuoribordo e un po di taniche di benzina. Eravamo a 400 miglia dall’isola più vicina, io venivo dall’antartide e lui non so. Ha avuto anche il coraggio di chiedermi” ma da dove cavolo vieni che di la non c’e niente?”
Quali e in che posto ha assaporato gli odori, i colori, i sapori più sensazionali fino ad ora? “Italia e soprattutto Grecia presentano una varietà di bellezze, cibi, particolaritè, diversità, ecc, ecc, altamente superiori a qualsiasi altro paese al mondo. Non sono assolutamente un sostenitore della supremazia Italiana sul cibo, donne, calcio e altre stronzate simili perche non è vera. Invece è vero che nel raggio di poco si trovino paesaggi, cibi, persone e abitudini così variegate e distanti. Fate conto che dalla California all’Argentina mangiano riso e pesce fritto. Anche se loro dicono che è tutta un’altra cosa, hanno lo stesso sapore da Panama a Rio”.
Come navigatore, cosa le manca di esplorare, contro che cosa e contro chi si deve ancora misurare? “Non basterebbe una vita per vederle tutte, me ne manca il 99%”.
Italia, Paese di poeti, santi e navigatori: quale consiglio darebbe ai nostri governanti per migliorare i nostri mari (Adriatico, Ionio, Tirreno)? E per favorire maggiori proseliti nel suo campo? “I nostri politici sbagliano l’approccio con il mare da sempre. Hanno perso tutti i treni possibili e immaginabili: i porti che avrebbero dovuto essere fatti subito negli anni 70/80 quando li hanno fatti i croati, zero aiuti alla cantieristica, anzi, che produce un importante percentuale di PIL ed è quasi tutta per l’esportazione, i vari redditometri e tabelle di riferimento fiscali innumerevoli volte e continuano. La mazzata Monti lo ha demolito definitivamente, le modifiche alla legge riguardante mare e professioni delle ultime due legislature è demenziale. In più il resto che affossa quasiasi cosa in Italia. Sono una manica di coglioni, io non gli farei neanche lavare la mia auto. Lo farebbero male e poi mancherebbe qualcosa”.
Di che cosa soffrono i mari che lei ha avuto il coraggio di sfidare? Invasione della plastica, alto tasso di inquinamento provocato da sversamento di petrolio, altro? “Il petrolio é “BIO” e alla lunga nutre, invece al momento devasta. La plastica non è bio nenache un pò e li il problema è terrestre/marino e di tutta la razza umana. Se ne vede tanta ultimamente ed aumenta in modo esponenziale”.
Una volta imbarcatosi, non le è mai venuta voglia di ammainare le vele e di fare dietro front? “Per tornare dove? Dove, in sto mondo di deficienti?”
Cos’è che facilmente la commuove?
“Tutto quello che ha a che fare con i veri sentimenti”.
Quand’è che ha pianto di gioia, ha gridato dalla rabbia e ha recentemente versato lacrime di vero dolore? “Non racconto mai la mia intimità”.
Quali sono i suoi progetti per l’immediato futuro?
“Rimanere il più possibile fuori dai radar della società cosidetta civile”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it