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Il “Maestro” Franco Zeffirelli si è spento ieri nella sua casa di Roma all’età di 96 anni

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Ieri mattina, sabato 15 giugno 2019, ci ha lasciati Franco Zeffirelli. Se ne è andato uno dei più grandi uomini della cultura italiana e mondiale. Il regista fiorentino, che aveva 96 anni, si è spento dopo una lunga malattia nella sua casa di Roma. Lunedì mattina, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, sarà allestita la camera ardente affinché tutti i suoi numerosi amici ed estimatori possano dare l’ultimo saluto al Maestro. In suo ricordo vi riproponiamo l’intervista del nostro direttore Andrea Nocini del febbraio 2010, “Quando Zeffirelli va in curva della “viola”””.

Sono più di due anni che proviamo e riproviamo a parlare al telefono con il famoso maestro, il più grande regista e commediografo al mondo, conosciuto da un polo all’altro del pianeta, dall’America al Giappone, dall’Egitto (vedi “L’Aida” girata nella terra dei faraoni) alla Cina. Classe 1923 (12 febbraio), Franco Zeffirelli (all’anagrafe Gianfranco Corsi) è nato a Firenze, ma da anni vive a Roma. Questa volta, a risponderci non sono né Pippo né Luciano, ma, il maestro stesso in persona. Che prima ci annuncia che “il maestro è in America”, poi, al secondo tentativo, ci ragguaglia che “il maestro è a Parigi”. Riflettiamo per qualche minuto, ma, non ci diamo per vinti. Forse, quella voce è proprio quella dell’uomo che ha fatto parlare di sé e delle sue opere – ed anche l’Italia – tutto il mondo:

“Ma, è lei, maestro; è proprio lei, il maestro – insistiamo – Zeffirelli!”. “Sì, sono io; ma, lei, scusi chi è?”. Confessiamo la nostra passione per il calcio e sveliamo la città da dove chiamiamo, Verona. E tentiamo di svolgere la nostra intervista. Franco Zeffirelli (la madre, Alaide Garusi, nota ed apprezzata sarta fiorentina, consigliò al figlio il nome d’arte “Zeffirino”; da qui Zeffirelli) è giù di voce, ma, questo malessere, questo piccolo inconveniente di stagione, non scalfisce minimamente il nostro cuore. Che trabocca di gioia per la grande emozione e per l’impresa di essere riusciti ad averlo finalmente tutto per noi, anche se per solo una manciata di minuti.

Ha mai giocato a calcio, maestro? “Sì, ho giocato negli Juniores della Fiorentina”. In che ruolo? “Centromediano”. Lei è un accanito tifoso della Fiorentina. “Sì, ma mi interesso molto anche del Verona. Che negli ultimi anni ha dato grossi dispiaceri”. C’era un giocatore viola che le piaceva, allora? “Montuori, il grande giocatore sudamericano. Forte era anche Amarildo, il brasiliano del secondo scudetto viola; mi piaceva anche lui”. E, Batistuta, le è piaciuto? “Sì, però, non più quando ha voltato le spalle alla Fiorentina, per passare alla Roma. Mi pare che giochi, o ha giocato, all’estero anche”.

Lei, da buon tifoso viola, odia la Juventus…E’ stato in seguito allo scudetto rubato dalla “Vecchia Signora” in quella famosa – per voi famigerata – stagione 1981-82? “No, da sempre: il mio è un odio ancestrale. Io la Juventus ho incominciato a odiarla da piccolo, quando andavo allo stadio “Comunale” e tifavo Fiorentina”. Perché è stata la “squadra dei padroni”? “Non tanto per quello, ma, perché ha sempre goduto dei favori arbitrali, delle loro attenzioni. E si è visto che cosa è poi successo con ”Moggiopoli”. E’ la squadra amata da mezza Italia”.

Lei ci crede in Dio? “Sì, e come non si può credere in Dio: la vita non avrebbe senso”. Come se li immagina l’Aldilà? “E’ difficile per un essere umano immaginarsi quello che non è materiale, ciò che non è visibile, invisibile. Sappiamo di sicuro che quando moriamo il nostro corpo si ridurrà in polvere, ma è l’aspetto spirituale che continua a vivere, che ci accompagna oltre la soglia”. Come se l’immagina l’”oltre la fatidica soglia”? Vorrebbe rivedere le sue zie inglesi, che le hanno insegnato così bene la lingua – come è riportato nel suo libro “Zeffirelli – autobiografia”? “Ripeto: è ancora più difficile immaginarselo da parte di chi come me sta ora lavorando”.

Che cos’è maestro che le dà più fastidio oggi? “Questi cialtroni dei politici della finta Destra e della finta Sinistra: sono proprio, veramente, una pestilenza che fa disonore all’Italia. Quello che stanno facendo è veramente infame”. Cos’è che la riesce ancora a commuovere oggi? “Un cagnolino lasciato solo”. Lei si sente solo? “No, non mi sento affatto solo, perché sono circondato da tanti amici e poi ho sempre tanto da fare; ho da poco compiuto 87 anni e ho poco tempo per pensare alla morte e a che cosa ci sarà nell’Aldilà. Mi sento solo nel futuro, che è dopo la vita. Vediamo se va bene anche questa. Mi sono andate tutte bene nella vita. Quindi, spero nell’occhio benigno del Signore quando avrò varcato la soglia”. Chi vorrebbe vedere nell’Aldilà, allora? “Sono al lavoro e non mi metto a parlare dell’Aldilà neanche se mi paga a peso d’oro”.

Nella sua autobiografia “Zeffirelli” non ne esce un bel ritratto di suo padre, che l’ha lasciato da piccolo. Lei, maestro, l’ha addirittura definito, in una recente intervista televisiva sulla sua vita, “un mascalzone”… “Se pensiamo a quello, ce ne sono migliaia, milioni al mondo. Francamente, non mi posso lamentare dei miei genitori, che li ho persi subito, e ho trovato tanto amore intorno a me. Da una parte, la vita mi ha tolto certi aspetti fondamentali, ma, però, la vita mi ha ripagato con amici straordinari che ho avuto e che ancora ho e che mi seguiranno in quello che ho ancora da fare”.

Verona, le piace? “A Verona ho trascorso l’estate scorsa due mesi, in compagnia della famiglia Bonazzi: è una città bellissima”. Il Chievo, riferito alla squadra di calcio, le piace? “Il Chievo mi piace molto; è una squadra che riscuote simpatia e ispira tenerezza”.

Tra i suoi capolavori, “Fratello Sole, Sorella Luna” (1971) e “Gesù di Nazareth” (1976). Quale dei due le è più piaciuto? “Ma che domande orrende! Il più importante è “Gesù di Nazareth”, anche perché credo che sia un buonissimo film, fatto molto bene. Ha avuto un grande successo ed è entrato in molti cuori e cervelli di tutto il mondo”. Due capolavori, che hanno avuto l’approvazione della Chiesa e dei pontefici di allora, con Giovanni XXIII che per primo nella storia aprì le porte del Vaticano a registi e ad attori. “Quando decisi di girare sia “Fratello Sole, Sorella Luna” (1971) che “Gesù di Nazareth” (1976) ho ricevuto il beneplacito di Paolo VI, il più grande, per me, degli ultimi papi assieme a Karol Wojtyla”.

Un suo giudizio su mister Cesare Prandelli? “E’ una persona seria e adorabile. Ha avuto la sfortuna di perdere la moglie giovane. E’ stata una grande tragedia”. Abbiamo letto il libro “Zeffirelli” (edito da Mondadori, 2008) e che racconta in oltre 500 pagine la sua autobiografia. Complimenti, davvero, maestro! “C’è oggi in pubblicazione un libro che stampano in America e in Inghilterra. Lo trovi anche in edizione italiana. E’ un libro d’arte di 700 pagine, formato 30×40. Un libro d’arte molto importante, in cui ci sono tutti i lavori che ho fatto io nella mia vita”.

Grazie, maestro! “Senta,” interviene alla fine della nostra chiacchierata Zeffirelli, scusandosi da autentico signore con quel suo “non posso alzare la voce perché l’ho persa. Comunque, vediamoci, spero, a Verona”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it (28 febbraio 2010)

© Riproduzione Riservata

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