Quante volte sentiamo persone pronunciare questa frase? Alle volte sono le cose alle quali non diamo importanza e consideriamo futili ad essere veri e propri strumenti mediatici, il Calcio ne è l’esatta esemplificazione. Il calcio è ciò che accomuna la popolazione mondiale, uno degli sport se non quello più seguito di tutti, rappresenta la quotidianità per moltissime persone, come disse Galeano (giornalista uruguaiano): “Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio”. Noi però non ci rendiamo conto che il calcio può anche essere un perfetto strumento mediatico per educare e insegnare quei valori della vita che ormai stanno svanendo: rispetto, lealtà, amicizia, collaborazione, fratellanza, aiuto reciproco. Sono fermamente convinto che il calcio sia molto di più di un semplice gioco, penso che sia passione e amore verso un qualcosa di astratto ma che ti tiene in vita, ti fa amare i periodi tristi che affronti perché, alla fine, vivi la vita come una partita di calcio, affrontando le avversità nella continua speranza che il giorno dopo possano migliorare, proprio come quando perdi la partita contro il tuo acerrimo rivale e vivi nel continuo pensiero di migliorarti per poterti riscattare in grande stile. Il Football rappresenta un po’ la metafora della vita…
Vivi con la tua squadra del cuore, sei parte integrante di loro. Sei parte della tifoseria e canti a squarciagola i cori della tua squadra! Guardando i video dei tuoi beniamini ti immedesimi in loro e speri di poter essere anche tu, un giorno, l’eroe del tuo popolo. Perchè attraverso il calcio si vive una sana rivalità, fatta di sfottò e prese in giro ma a fine gara, come insegno sempre ai miei bambini, si ritorna tutti amici e ci si stringe la mano.
Ecco, questo è il modo di vedere il calcio e i suoi valori che a volte vengono estremizzati fino a sfociare in morti e battaglie fuori dagli stadi, cosa alquanto triste da sentire. Però nel mondo del calcio ci sono persone di buon cuore che hanno deciso di utilizzare il calcio come strumento per rafforzare la coesione sociale, uno dei più grandi attaccanti di sempre: Didier Drogba, essendo da sempre un supporter del Chelsea non potevo che essere più orgoglioso di quello che ha fatto Drogba, avendo quasi fermato una guerra civile.
Didier Drogba, festeggiando la prima storica qualificazione della Costa d’Avorio a un Mondiale, ha supplicato il popolo ivoriano di stringersi attorno alla propria nazionale, di abbandonare le divisioni, di “deporre le armi e organizzare libere elezioni”. A maggior ragione perché il suo appello, pronunciato in ginocchio insieme ai compagni di squadra, è sembrato davvero rappresentare, in quel momento, una concreta svolta nella delicatissima situazione e ha infuso un sentimento di speranza legittimo e diffuso.
Era l’8 ottobre 2005 e il clamore mediatico suscitato, unito all’amore del popolo ivoriano verso”Les Éléphants” e verso il giocatore più rappresentativo, è stato in effetti un importante passo verso il tentativo di trattare una pace tra 2006 e 2007. La guerra civile fu temporaneamente fermata dopo l’appello di Drogba e compagni. Poi, purtroppo, la guerra civile è proseguita confermando che a volte la mente irrazionale e sconsiderata degli esseri umani non ha limiti ne confini.
Un altro esempio è Juan Mata, il quale ha fondato la Common Goal, ente benefico che raccoglie donazioni dei calciatori che versano l’1% dello stipendio per associazioni benefiche. Questa è la mission di Common Goal: “Stiamo unendo il mondo dei calciatori dietro una donazione che a nostra volta doneremo. L’idea è semplice: i giocatori detraggono un minimo 1% dal proprio stipendio in favore di un fondo collettivo. Noi ci occupiamo di piazzare queste risorse alle associazioni di beneficenza del calcio che creano il più grande impatto per la popolazione mondiale”. Un gesto veramente considerevole!
Un’altra storia che ci fa capire quanto il calcio sia importante per insegnare valori in via di estinzione è la recente storia di Murtaza… La guerra nel suo Paese, l’Afghanistan, ha costretto lui e la sua famiglia a scappare di casa. Una fuga in tutta fretta a causa dell’avanzata dei talebani nel distretto di Jaghori. Murtaza è stato ripreso mentre giocava a calcio indossando una maglietta di Messi fatta con una busta di plastica, questo non fa altro che sottolineare la potenza emotiva che ha questo sport meraviglioso!
Ecco questo, secondo me, è il bello del calcio, il fatto di farci vivere emozioni che nessun altro sport riesce a trasmettere. Il calcio ha un potere motivazionale e sociale fuori dal comune! Negli ultimi anni sono sempre di più i bambini che seguono e imparano dai calciatori semplicemente guardandoli alla televisione, ecco perché, secondo me, dovrebbe essere uno strumento per insegnare quei valori sociali che stanno andando persi. Prima di tutto, sui campi di calcio di provincia, bisognerebbe insegnare ai ragazzi fin da piccoli il fair play, il gioco di squadra, il rispetto del compagno e dell’avversario, la solidarietà. Bisognerebbe insegnare ai bambini a sognare di diventare dei calciatori e insieme a questo bisognerebbe inculcare nella loro testa il concetto del duro lavoro, perchè non c’è nulla che si conquista senza fatica e sacrificio. Dobbiamo smetterla di tarpare loro le ali minacciandoli di farli uscire, durante la partita, perchè provano un dribbling di troppo, un tiro dalla distanza o una scivolata perchè in quel gesto c’è un SOGNO, in quel gesto loro sognano per un momento di essere il loro idolo e di riprodurne le gesta in campo! In quel gesto loro si sentono vivi!
In quel gesto, inoltre, c’è CORAGGIO, il coraggio di un bambino che vuole dimostrare a se stesso di essere in grado di superare i propri limiti… Tutto questo è da lodare ed incoraggiare! INSEGNIAMO AI BAMBINI AD ESSERE UMANI, INSEGNIAMO QUEI VALORI CHE DANNO VALORE ALLA VITA! Volevo concludere con un messaggio che ha lasciato Drogba una volta ritiratosi: “Se qualcuno dovesse dirti che i tuoi sogni sono troppo grandi, ringrazialo e lavora sempre più duramente e intelligentemente per trasformarli in realtà”.
Giacomo Costa per www.pianeta-calcio.it