Se ne è andato in queste ultime ore Renato Cobelli, per tutti “El Cobra”, la veloce e stilisticamente apprezzabile ala-centrocampista dell’A.C. Tregnago (in giallo e blu ha chiuso la carriera di calciatore nella stagione ’84-85) e prima ancora del San Martino. Era un’autentica promessa del calcio non solo nostrano, ma anche italiano perché, giovanissimo – lui il classico piedi buoni dotato di un’ottima visione di gioco – dall’Audace SME passò al L.R.Vicenza di Giussy Farina e da qui approdò alla Fiorentina dei vari Merlo, Brizi, Desolati. Ma, se non sfondò nel calcio che conta è che perché sia a Vicenza che a Firenze non amava quei ritiri (si fece mandare via), i quali – come amava dire lui sorridendo – gli facevano venire una sorta di claustrofobia. Era, infatti, un talento della natura che voleva restare libero e godere dei bei frutti che la giovane età gli offriva. Un puro dribblomane, una ballerina (piaceva moltissimo a mio padre Sinibaldo, allora presidente dell’U.S. Virtus B.V., perché magari si rivedeva in quel ruolo e in quelle movenze 25 anni con la casacca del suo Forlì) che danzava col suo fisico esile – da donne magre alla Giacometti – attorno alla palla, capace di spedirla ai compagni, come di postarla nella rete avversaria. Un atleta dal fiato inesauribile, dal torace scavato e dalle mille vene che scorgevi sulla pelle, un colibrii che quando partiva non sapevi più intercettarlo nel suo volo.
“El Cobra” ha poi intrapreso la carriera di mister, guidando la Speme San Martino, l’Intrepida di Madonna di Campagna, l’Audace Tempo Libero e l’A.C. Colognola ai Colli. Era il classico compagnone, perno di ogni gruppo, silenzioso e simpatico, ma mai una volta attaccabrighe. L’ultimo rigore da calciatore in attività lo sbagliò con la maglia dell’A.C. Tregnago e, a fine gara, si rimproverò la troppa sicurezza nel calciare quella sfera che solitamente batteva solo dopo che il dirimpettaio si era mosso per primo. “El Cobra” ha avuto come erede calcistico Mattia, con il numero della maglia più alto, ma meno longevo del padre: a lui, alla consorte, alla sua famiglia e ai tantissimi sportivi che hanno avuto modo di conoscerlo e di apprezzarlo giungano le più sentite condoglianze. “El Cobra”, questo è vero, non morde più, ma i ricordi della sua classe, dei suoi gol, del suo interminabile fiato e delle sue ballate attorno alla sfera di cuoio, beh, quelle non moriranno mai!
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it