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martedì, 3 Dicembre 2024
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Per mister Mauro Pollini il calcio è un’autentica colonna sonora della vita

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Ragioniere, esperto contabile, da una vita nel calcio, subito come allenatore, della Juventina Poiano del grande Roberto Anesi, uno che vedeva il pallone a spicchi a 360 gradi. E, il suo migliore allievo – Mauro Pollini, classe 1965, è di lui che stiamo parlando – non poteva deludere il grande maestro – Anesi -, guidando, neanche avesse sottoscritto una sorta di giuramento o testamento pallonaro, da vero “fedelissimo”, i bianco-neri poianesi, allora in Prima categoria per ben 12 anni consecutivi. “Ho iniziato ad andare in panca nella stagione 1990-91, a non ancora 24 anni e il calcio è stato, meglio, è il grande amore della mia vita assieme ai miei genitori, Raffaele e Nives, oggi 87 primavere splendidamente portate”. Il dolore per l’improvvisa scomparsa del padre – affezionatissimo all’unico figlio ed ex massaggiatore dei bianconeri valpantenati – lo invita a tuffarsi nel lavoro, ma di accudire anche la mamma: “Ma, io il calcio non l’ho mai lasciato, così come spero che il football non si sia dimenticato del sottoscritto”.

Infatti, Mauro, una volta conseguito nella stagione 1992-93 il patentino di Allenatore Uefa B, su indicazione dell’allora Presidente dell’AIAC veronese, il colonnello elicotterista Luciano Semenzato, entra a fare parte della stessa Asso Allenatori e Calciatori, frequentando il Centro Tecnico Federale di Coverciano, respirando l’aria che si respira nella cosiddetta Università italiana del calcio: “Vengo nominato Consigliere nazionale, un incarico che ancora rivesto, migliorato della nuova veste di Presidente del Collegio dei Revisore dei Conti, sempre a livello nazionale. Sono operativo a Coverciano, alle porte di Firenze, in media una volta al mese, mentre sono in Aiac da più di 30 anni”. Il calcio è la colonna sonora della sua vita, il motivo della sua esistenza assieme alla cara mamma Nives: “La scorsa estate” ricorda Pollini “non ho resistito al richiamo delle sirene calcistiche e ho accettato di buon grado di guidare gli Juniores Nazionali del San Martino-Speme. Ho allenato un gruppo fantastico di ragazzi, i quali hanno dato sempre il meglio di loro stessi in campo, arrivando di poco dietro al Super Caldiero, e sgomitando con realtà molto ben consolidate, quali l’Ambrosiana e il Sona Calcio”.

Che tipo di calcio hai trovato dopo tanti anni di assenza dalla panca e dopo i due gravi stop imposti dalla pandemia? “Un calcio molto più liquido rispetto a una volta, in cui in molti dirigenti regna l’indifferenza e un briciolo di negativo pressapochismo. Avverto meno attaccamento alla propria scuderia di appartenenza, si registra – ma questo aspetto, ahimè!, un po’ dovunque – dei veri valori calcistici che innervavano il football di ieri. Non mi riferisco affatto ai miei ragazzi allenati fino allo scorso maggio, ai quali rivolgo un sentito grazie approfittando di questa mia opportunità concessa da www.pianeta-calcio.it. Pur venendo da due anni di stop a causa del Covid-19 ed attraversando un’età critica, quella dello sviluppo, direi che la loro voglia di fare, la loro grande attenzione rivoltami mi hanno convinto che la scelta di tornare nel calcio dilettantistico è stata la scelta più giusta!”

Qual è il tuo desiderio di mister, oggi? “Guidare compagini giovanili impegnate in Tornei Nazionali o Élite, oppure affrontare una panchina di Eccellenza o di serie D. Dopo aver conseguito il patentino di allenatore Uefa B e Uefa A, ho raggiunto la qualifica di Management del calcio, quello di Team Manager di club professionistici, conoscendo il presidentissimo della nostra AIAC, mister Renzo Ulivieri, Franco Varrella, attuale cittì della Nazionale di San Marino, uomo capace di trasmettere concetti di calcio”. E che tipo di allenatore troverebbe una società che interpellasse Mauro Pollini? “Un mister, al quale piace un calcio propositivo, dove il concetto è cercare di giocare la palla, di essere aggressivi immediatamente quando si perde palla. Sono favorevole, in buona sostanza, a un calcio verticale, che guarda avanti. Il modulo tattico che preferisco è il 3-5-2, però, riesco a sposare altri metodi a seconda delle caratteristiche dei giocatori con cui mi trovo a lavorare, perché alla fine conta moltissimo è adattarsi a tutto ma mantenendo un’identità di squadra. Credo di aver lavorato sempre meticolosamente, da serio professionista e di aver collaborato con i club che mi hanno scelto”.

“In effetti – aggiunge -, per fare bene calcio bisogna continuamente aggiornarsi – anche attraverso filmati -, mettersi continuamente in discussione perché il “Vangelo del calcio” non ce l’ha ancora nessun allenatore, non è stato scritto da nessun collega. Calcio, per me, significa non solo accumulare notizie, conoscenze sul football o su questo o quel tale atleta, ma far crescere i ragazzi in maniera consapevole, condividendo con loro scelte, soluzioni tattiche ed obiettivi. Infine, fondamentale per un mister è essere in grado di gestire un un sistema complesso attraverso soluzioni semplici ed adeguate a ogni circostanza che si presenti”. Il mister ideale di ieri e quello di oggi per mister Mauro Pollini? “I miei mister ideali una volta erano Fabio Capello e Carletto Ancellotti; ora, invece, sono per Iuric e per Tudor”. Ricordiamo che sia per la sua giovane età sia per le sue idee innovative e produttive, nella stagione 1994-95 mister Mauro Pollini ha ricevuto da un noto periodico specializzato in calcio dilettantistico veronese il prestigioso “seminatore d’argento”, preziosa creazione in argento del maestro e orafo Cesare Soprana.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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