Da presidente – fino a due stagioni fa; posto ricoperto oggi dal ragioniere commercialista Gianni Frignani – a mister patentato Uefa B (nel 2021), e con trascorsi di stopper non solo del Nogara (ha giocato anche nell’Ostigliese). Per Andrea Martini, impresario edile, la nuova vita, la nuova dimensione calcistica si chiama mister: “Nella vita, non solo nel calcio, sono continuamente alla ricerca di stimoli, a caccia di nuove sfide possibilmente da vincere. Sono stato calciatore, presidente ed ora sono mister degli Juniores Regionali bianco-rossi”. Juniores partiti un po’ così, ma che poi hanno trovato una loro idea di gioco, ma soprattutto un invidiabile affiatamento. E’ fenomeno difficilmente riscontrabile in altre società, vedere seduti a tavola – una volta al mese – i ragazzi bianco-rossi assieme ai dirigenti e , soprattutto, ai loro genitori o nonni, che sono sicuramente i più scatenati loro tifosi. “Quando ho preso in mano la squadra, l’estate scorsa, non era facile fare risultati, raggiungere quel primario obiettivo-salvezza che invece siamo stati in grado di centrare tre settimane fa. La “rosa” registra lo zoccolo duro di 6-7 dell’anno scorso e siamo riusciti a creare l’amalgama giusta con altri elementi del 2003 e 2004″.
Che cosa ti sei portato dietro da presidente e cosa hai dovuto trasmettere da mister? “Da presidente, devi sempre mediare con tutti: con i volontari, con i giocatori, con i dirigenti, da allenatore non è che medi tanto. Si cena assieme, qui in sede societaria, almeno una volta al mese, oppure si esce a consumare in compagnia una pizza tutti assieme. Quest’anno, poi, abbiamo deciso di regalarci – come premio-salvezza – 3 giorni da trascorrere ai Lidi ferraresi”. La prossima, invece, quale sarà? “Quella di andare a vedere i miei figli quando giocano”. Negli Juniores Regionali – nel girone hanno impressionato l’Atletico Città di Cerea e la Pro Sambonifacese – mister Martini ritrova il suo vecchio preparatore atletico di quando ancora indossava gli scarpini nel Nogara Calcio: Claudio Olivieri. “E’ un allenatore” commenta davanti a un piatto di tagliatelle al ragù di anatra, servito dal mitico “Mario (al secolo Simone Cherubini) e cucinato – nella misura di ben 9 kg di pasta all’uovo – con bravura e tanto amore da Enrico Greggio, imprenditore di Gazzo Veronese nel ramo degli infissi, e papà di Nicola, mister degli Allievi regionali e collaboratore di Martini “autorevole, ma non autoritario, capace di dare la pacca sulla spalla al giocatore così come di darci un calcetto nel sedere. La sua forza è la capacità di creare il gruppo, l’atmosfera giusta in cui i ragazzi si trovano a meraviglia e che quindi sono messi nelle condizioni giuste per rendere al meglio delle loro possibilità”.
Per il capitano, il centrocampista anche difensore di origini albanesi (di Durazzo) Ledio Gjerhj, classe 2003, la bravura di mister Andrea Martini è stata quella di riuscire a fare gruppo all’interno di un gruppo che, all’inizio del campionato, vedeva difficile il raggiungimento della salvezza. “Al gruppo storico” ricorda Ledio “si sono aggiunti 6 elementi del 2002, nel quadro di un collettivo che spazia dai nati nel 2002 fino al 2004”. Maurizio Battistella è il nonno di Lorenzo: “Amo il calcio e per anni sono stato preparatore atletico a Sanguinetto. Martini? E’ un allenatore che, se parte con 18 ragazzi, stai sicuro che lui arriva a 20-21. In un’età così critica di questa adolescenza è sempre più elevato il rischio di perdere i nostri atleti per tanti motivi (offerte alternative di Sport, la morosa, la prima moto o auto). Tornando al mister, è uno capace di dare sia la carota che il bastone, ma soprattutto sa profondere il meglio di se stesso. I giovani intuiscono se dai tutto per loro, ed allora tirano fuori l’anima; i ragazzi della Prima squadra hanno solo pretese”.
L’attaccante Nicola Benati arriva a Nogara da Castelmassa di Rovigo: “Là, dalle mie parti, c’è poco o niente a livello di club, e io allora ho scelto di farmi ogni volta una 50na di km per vivere l’atmosfera di un gruppo fantastico, in cui mi trovo non bene, di più. Attualmente, a due gare dal termine della stagione, sono il capocannoniere della squadra con 7 gol realizzati in 26 gare”. Per Iacopo Faella, portiere alto 193 cm, classe 2003, ex Allievi Nazionali del Villafranca, para-rigori e che agli arbitri non le risparmia, commenta che se è qua è per merito di un mister capace di motivare e di tenere unito il gruppo. Una figura piuttosto originale è Claudio Pace, un genitore, il cui figlio Federico (2002) ha giocato nelle giovanili del Nogara, ma ha poi scelto di lasciare il calcio. Lui, invece, seppur con un piccolo dispiacere ma anche con un filo di speranza che Lorenzo ci ripensi, ha deciso lo stesso di seguire questo affiatatissimo gruppo di Juniores Regionali: “Mi diverto e non vedo l’ora che arrivi il sabato per andare a seguirli, per tifare per loro. Eppoi, tra genitori e nonni si è creata una gran bella compagnia”.
Nico Vecchini, classe 2002, di Gazzo veronese, appartiene al gruppo storico: “Il mister sa come tenerci uniti e concentrati. Ci ha aiutato a credere e a raggiungere l’obiettivo-salvezza, quando in molti noi si aspettavano un campionato a luci spente. Ha una grinta e capacità di motivarci pazzesca!” Questa, invece, la proposta del neo-mister Andrea Martini, un calciofilo davvero a 360 gradi: “Fossi la Federazione, imporrei non i fuori quota, ma l’obbligo di far giocare in tutte le Prime squadre giovani che hanno militato negli ultimi tre anni nel proprio vivaio. Si eviterebbero tanti costi e la grave dispersione, abbandono di tanti nostri ragazzi, già allontanatisi a causa della pandemia. Infatti, così facendo, si eviterebbe che per attrezzarsi bene o per mettersi alla pari delle più competitive si vada a pescare o nei vivai professionistici o nei club di categorie superiori a quella in cui la propria Prima squadra milita”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it