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venerdì, 19 Aprile 2024
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INCONTRI RAVVICINATI: VALENTINA BELLE’

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Nata a Verona (16 aprile 1992), Valentina Bellè fin da piccola ha mostrato passione per la recitazione e il palcoscenico, organizzando spettacoli in casa e travestendo le sorelle. Dopo aver intrapreso la carriera di modella e dopo aver studiato recitazione l’attrice studia all’estero – anche a Londra – al fine di perfezionare la lingua inglese e per diventare un’ottima interprete. A 19 anni si trasferisce a New York, dove frequenta per alcuni mesi la “Lee Strasberg and Film Institute”. In seguito, si perfeziona con un workshop a Vienna ed anche in Italia, a Milano, al Centro Sperimentale di Cinematografia. Le prime parti televisive la vedono apparire in “La Narcotici 2.Sfida al cielo”, ma, il vero salto di qualità Valentina lo compie nel 2013 con una piccola parte in “La vita oscena”, nel 2014. Anno, in cui le viene conferito il riconoscimento al Roma Web Festival 7, e recita ne “La buca” accanto a Rocco Papaleo e allo straordinario Sergio Castellitto. Nel 2015 partecipa a “Meraviglio Boccaccio” e torna in tivù come protagonista nella serie Rai, “Grand Hotel”. A soli 24 anni, siamo nel 2016, Valentina fa parte del cast della serie tivù italo-americana che riscuote un grande successo internazionale, ne “I Medici”, lavorando accanto a star del calibro di Dustin Hoffman, Brian Cox, Ken Bones, Alessandro Preziosi, nel ruolo di Lucrezia Tornabuoni, moglie di Piero De’ Medici, e madre di Lorenzo De’ Medici. Ricco di successo e lavoro è il 2017 per l’attrice veronese, la quale è presente ne “Il permesso – 48 ore fuori” regista-attore Claudio Amendola, con la partecipazione di Luca Argentero e Giacomo Ferrara. In tivù, la Bellè appare nella fiction “Sirene”, lavorando con Ornella Muti e con Maria Pia Calzone. Sempre nel 2017, Valentina è la giovane e magnetica Nina in “Amori che non sanno stare al mondo” di Francesca Comencini, e nella 16enne Fulvia in “Una questione privata”. In questo set incontra Luca Marinelli, attore con cui collaborerà nel 2018 in “Fabrizio De Andrè – Principe libero”, dove la Bellè raffigura la splendida ex cantante Dori Ghezzi, la consorte del cantautore anarchico genovese.

Quand’è che ha capito che quello di attrice sarebbe stata la tua strada?
“Alle medie, frequento il corso di teatro della scuola. salire sul palco mi da l’impressione di volare, li capisco che voglio fare quello, quella cosa strana, tutta la vita. Periodo liceo: passo un adolescenza normalissima, superficiale quanto basta, finisco per appassionarmi allo studio, comincio a pensare che forse era un sogno di bambina ma era ancora lì. Dovevo capire. decido di andare a New York, frequento un corso alla Lee Strasberg. Il primo giorno entro in Accademia, lo ricorderò per sempre, inizio a girare… da un aula si sente cantare, in un altra sbircio e stanno ballando, da un altra sento urlare (provavano una scena ) a me già bastava. Quello era il mio mondo. Espressione ovunque, ricerca. Costa parecchio e dopo 4 mesi sono costretta a tornare. Cerco insegnanti del metodo e ne trovo uno a Vienna, dove vado per un mese, e uno a Roma col quale comincio a studiare. Sono un fiume in piena, straripo di entusiasmo e passione. In definitiva, la piccola me, aveva ragione. Entro poi al Centro Sperimentale di Cinematografia che frequento per un solo anno su 3: non è permesso studiare e lavorare contemporaneamente e avevo preso un ruolo per una serie tv: scelgo il lavoro. Ho cominciato così”.

Quanto conta, oltre ovviamente alla bravura, la bellezza nella tua professione?
“C’è una differenza tra il tipo di bellezza che consideriamo più o meno canonico e la bellezza cinematografica. possono coincidere come no, rimane il fatto che chi ha la famosa “faccia da cinema” ha senz’altro più opportunità di chi non l’ha. discorso diverso si fa per il teatro, dove in mancanza di bellezza il talento corre in aiuto e grazie a Dio vince ancora molte battaglie”.

Hai un’attrice, cui ti ispiri?
“Maryl Streep. come attrice certo, è straordinaria e il suo talento supera di gran lunga anche solo la mia comprensione, ma soprattutto come donna, per quello che percepisco di lei. per il resto ce ne sono tante, tantissime, molto conosciute e non, alcune mi stregano con una performance che mi rimane nel cuore, vedo poi altri film e non parlano più. mi innamoro di tanti personaggi, e di tante attrici, se dovessi fare una lista non finirei più”.

Quanto ti è costato sfondare in un mondo meraviglioso quanto ricco di insidie? La celebrità ha un costo in ternini di fatiche, rinunce, energie? Cosa hai dovuto sacrificare principlamente?
“La cosa meravigliosa dell’amare profondamente il mestiere che si fa è che qualsiasi sforzo, fatica, o rinuncia richieda non si percepiscono come tali. tutto quello che ho fatto e che continuo a fare per poter recitare viene da un bisogno personale feroce e dolce al tempo stesso. lavorando duramente calmo quel bisogno. mi faccio del bene. scopri energie che non sapevi d’avere. certo alla lunga bisogna concedersi pause. servono anche riempirsi di cose nuove. e a ri-conoscersi”.

Non avessi intrapreso questa carriera, cosa ti sarebbe piaciuto fare in alternativa?
“Ho tante passioni. questa vince di gran lunga su tutte. non penso potrei mai cambiare. se ci penso però, e dovessi scegliere al di fuori, forse insegnante di letteratura al liceo. sono da sempre convinta che quello dell’insegnante sia un mestiere straordinario, che un po si avvicina alla recitazione: bisogna essere in grado di reinventarsi sempre, di capire chi hai davanti e cambiare linguaggio all’occorrenza e la letteratura è un mare infinito di ricchezza da cui attingere”.

Qual è l’emozione più forte che hai fino ad ora vissuta sul set? Quando, in buona sostanza, ti si è accapponata la pelle? E, quella provata nella vita privata?
“L’emozione più forte l’ho provata in realtà durante un laboratorio teatrale condotto da Eleonora Danco. provo a raccontarlo.. sarà dura..allora.. tutta la mattinata avevano lavorato singolarmente dei ragazzi uno dopo l’altro. li ho visti lottare contro se stessi per raggiungere gli obbiettivi di ognuno nei diversi esercizi, la fatica che facevano, la loro caparbia erano straordinari e l’energia che trasmettevano potente. non importava se il lavoro alla fine era “bello”, mi sentivo travolta di forza. siamo andati in pausa e io non sono neanche riuscita a mangiare, tanta era l’adrenalina che mi era entrata dentro, non capivo perché. rientrati Eleonora ci chiede di camminare in cerchio finche cerca una musica. camminiamo in silenzio, a ritmo svelto. finche cammino mi succede qualcosa di strano, quell’energia era ancora tutta li fortissima, incontenibile. “penso sia felicità” mi dico “non ho mai provato cosi tanta felicita tutta insieme, grande e ingombrante che quasi la vomito!! ….volo!” eh si, fa ridere a dirlo, ma l ho pensato. “ora volo.” e ci credevo, mi concentro per provarci, camminando, comincio, la testa..ce l ho fatta.. le spalle… anche.. la pancia anche, le braccia le gambe, fatto!…. mancavano solo i piedi. quei maledetti ostinati che toccavano terra ogni passo..! “datemi 5 minuti e faccio volare anche loro datemi 5 minuti!!” in quel momento Eleonora ci dice “ora voglio che facciate ognuno un ballo.. di rabbia..! e attacca un pezzo di musica tecno scurissimo. “no!!! noo!!! non adesso! non ora! io devo volare! !!” tutti cominciano i loro balli.. io sono li con tutta quella luce potente che non voglio lasciare. e allora. ok. prendo quella cosa enorme e bella, la prendo tutta e bum. la ribalto. diventa nera e rossa, diventa rabbia. diventa un ballo di rabbia quasi statico. non ho mai provato quella rabbia in vita mia. l ho provata li. in quel momento. ecco. questo è stato straordinario per me. quello che è successo quel giorno. ho capito cos’è il potere estremo del nostro mestiere e del riuscire a dominarlo. nella vita privata ne ho provate molte di emozioni forti e sono contenta di farle rimanere private”.

Cos’è che ti irrita, cos’è invece che ti fa più piacere? Il complimento più bello che hai ricevuto, e il rimbrotto che ti continuano i tuoi “maestri” a fare?
“Mi irrita l’arroganza degli insicuri, l’arrivismo, l’invidia. amo l’entusiasmo, la curiosità, la passione, la voglia di condividere. più che i complimenti mi ha fatto piacere quando qualcuno mi ha detto “grazie”.. è stato bellissimo.. come se le avessi regalato qualcosa. mi rimproverano che ancora mal gestisco la mia mimica facciale. un po troppo scomposta dicono alcuni… e sono d’accordo. ci sto lavorando. sto lavorando a tante altre cose”.

Famiglia (tu provieni da una abbastanza numerosa!), lavoro: a chi dai la precedenza?
“Grazie a Dio non sono mai stata messa in condizione di dover dare una precedenza. la mia famiglia comprende l’importanza del mio mestiere per me e la rispetta, e come per me per tutti i miei fratelli e quello che fanno. naturalmente in casi “speciali” la famiglia prima di tutto”.

Il tuo sogno – professionale – nel cassetto?
“Per adesso non ne ho.. penso di starlo vivendo…se devo dire un’obbiettivo.. è quello di provare a superarmi ogni volta”.

Esistono lacrime di gioia, di dolore e di rabbia: quando hai vissuto questi tre stati d’animo completamente differenti tra di loro?
“Lacrime di gioia e di dolore le ho versate per amore, e come immaginerai, non racconterò il perché. di rabbia per il mio lavoro mi è capitato. A volte vivo grandi frustrazioni, quando ho l impressione di non riuscire a raggiungere quello che vorrei in una scena o peggio, in un film intero. certo gioia e dolore li provo per il lavoro ma mai ne ho versato lacrime”.

Hai qualche cosa da rimproverarti, cosa non rifaresti più oggi come oggi?
“Ho molte cose da rimproverarmi in fatto di carattere. dire di non farle più sarebbe mentire credo. ma sto cercando di migliorare. ma se ti riferisci invece a scelte. non tornerei indietro su niente. quando scelgo di fare qualsiasi cosa, rifletto molto, a volte troppo, ma una volta presa la decisione me ne prendo tutte le responsabilità, nel bene e nel male”.

Il talento per qualsiasi mestiere si ha, o lo si deve costruire?
“Se non lo si ha penso sia difficile se non impossibile da costruire. Se lo si ha lo si deve certamente anche costruire. Il talento lasciato solo pulsa ma evolve come vuole lui. bisogna indirizzarlo e per farlo, lavorare duramente”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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